Mi dirigo trotterellando felice alla scoperta della sinfonia di arte immersiva, deliziata dall’intraprendenza propositiva del centro commerciale Tiare, che saltuariamente mi stupisce con iniziative degne di nota!

Premetto che amo l’arte in maniera occasionale e disimpegnata (metto gli occhiali da vista per sembrare più intellettuale). Aggiungo pure di non avere gran confidenza con esposizioni così avanguardistiche e multimediali. Tuttavia, nonostante la mia ormai svelata preparazione approssimativa sono figlia di una generazione che ama commentare e non voglio esimermi dall’esprimere la mia opinione. Che gangstah!
La visita si sviluppa in diverse sale che offrono a loro volta molteplici scenari addobbati con pirotecniche proiezioni, specchi, immagini, dirompenti musiche e oggetti in movimento. Non farò grandi spoiler e mi limiterò a dire che l’insieme di questo dinamico bagno sensoriale dovrebbe portare il fruitore in quella che il regista propone come una dimensione affine al nostro amico Gustavo. Un viaggio nel mondo di Klimt. L’oro è sicuramente protagonista, così come l’alternarsi dinamico di opere e dettagli pittorici in un circolo ipnotico da cui si fatica a distogliere lo sguardo. Dovendo proprio fare una critica (e facciamola dai) la scelta del volume e del repertorio musicale ha un po’ sovrastato il resto delle mie percezioni, lasciandomi un po’ frastornata e irritata all’uscita dalla mostra. Lo stesso effetto, paro paro, che mi suscitò la visione di Mine Vaganti di Ozpetec. Sarà un caso?
Fatta la punta alla matita come di consueto, mi congedo conferendo un bell’otto e mezzo all’esperienza. Really a nice try!