After Life

Trovo l’umorismo e l’irriverenza di Ricky Gervais deliziosa, di grande ispirazione.

M’affaccio alla serie annoiata e senza grandi entusiasmi ed in primissima battuta rimango colpita dal taglio noir della commedia. Il tema è la morte, anzi la vita oltre alla morte: il protagonista infatti si trova a gestire la sua nuova vita da vedovo. La prematura dipartita di una moglie che molti si auspicherebbero di avere a fianco lo priva di una ragione di vita. Morta Lisa, con lei se ne parte la versione migliore di Tony a cui restano solamente il vino rosso, il whisky e una consolidata irriverenza, caratteristica che a quanto ci perviene dai video della vita passata già definiva il protagonista ma che unita a nichilismo appena guadagnato lo trasformano in una bomba a mano pronta a commentare con sovrastimata onestà e brutalità tutto ciò e chiunque gli accada nel corso della giornata. Fondamentalmente quello che faccio io ogni fine stagione (LOL).

Le giornate si susseguono in una sorta di circolo vizioso che riprende pedissequamente le abitudini quotidiane più o meno buone del nostro giornalista d’assalto, il quale, nella sua eccitante e movimentata vita, può vantare un fedelissimo cane che lo attende al capezzale, un working-team improbabile e affiatato, una compagna di cimitero e un’amica speciale.

A tratti ho trovato le puntate ripetitive. In sintesi avrei riassunto il tutto in una performante unica stagione, ma immagino che sia stato più redditizio così. Ciononostante di queste serie mi porterò a casa l’umorismo e l’accento British.

Well done!

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