Sfrutto un titolo molto dibattuto al momento per iniziare la mia rubrichetta dedicata ad Amsterdam. Quando si dice “due piccioni con una fava”!
Ho avuto l’immensa fortuna di poter guardare questo masterpiece in lingua originale. Fondamentale. 10 punti a Grifondoro! Inoltre, carico da novanta, l’ho visto comodamente spaparanzata su una delle indimenticabili poltroncine in velluto color senape dello sfavillante Tuschinski Theatre, di cui vi applico a breve una diapositiva che, per inciso, non rende nemmeno vagamente giustizia alla maestosità dell’ambiente. Manco prendendo una laurea breve in Design d’Interni riuscirei a combinare materiali così eccentrici e diversi fra loro facendoli risultare armonici. Ah, il bagno è grande tre volte casa mia. Spettacolo!

Ma torniamo alla balena. Mi sono approcciata al film con l’entusiasmo di uno scalino. Lingua originale, sottotitoli in olandese e recensioni quantomeno sofferte. Invece, colpo di scena, i 117 minuti di pellicola girata interamente all’interno di una sola stanza mi sono letteralmente (come sono millennial!) volati. Ho trovato questo film di un realismo disarmante, Guillermo Lorca scansate. La miseria umana riportata con efficacia, senza fronzoli. Durante il film mi sono addentrata nell’intimità più torbida di Charlie, ho respirato le sue fragilità, ho accettato il suo nichilismo, ho abbracciato e condiviso speranzosa la sua prospettiva ottimistica nei confronti della figlia. Ho sentito e compreso la frustrazione di Liz, mi sono sentita inadatta e al contempo compassionevole. Ho assaporato, poi, la complessità di Ellie, il sarcasmo, il retrogusto ferroso della rabbia vivida, la sfrontatezza. Ho amato il suo tentativo goffo e forse inconscio di trasformare paura e sofferenza in altro, in qualcosa di buono. L’ho trovato un film immenso nella sua semplicità. Profondo. Essenziale. Umano. Lo rivedrei!
Last but not least, elenco puntato ad cazzum con alcune considerazioni random:
- se proprio proprio dovessi trovare un neo al film segnalerei l’effetto “dissolvenza power point” del finale, rivedibile
- anche l’ultimo episodio della saga di Kirikù sarebbe stato un capolavoro all’interno di quel cinema, onest
- la città olandese offre una serie davvero notevole di svaghi e di attività di cui sicuramente scriverò con entusiasmo a brevissimo, chapeau
- mo’ mi tocca leggere “Moby Dick”