Prima tappa della Berna nel sud-est asiatico. Never been. Sicuramente ci tornerò. Questa paginetta iniziale parla di sensazioni generali, mezzi di trasporto e mín chìo lo giâh. Inizierei dicendo che la vibe (o il riff) di primo acchito è molto buona. I vietnamiti sono un popolo accogliente, rumoroso, colorato. Amano l’olio di cocco, aroma che contraddistingue le food street di tutto il paese. Strade che vivono a pieno, sia con i mezzi di trasporto (motorini, motorini ovunque) sia con i luoghi d’aggregazione che sono puntualmente situati su incroci e marciapiedi.

Prediligono le sedute basse, gettano la monnezza a terra ma non gettano la carta igienica nel wc. Non badano alla pulizia in modo occidental-convenzionale, lavano i piatti a mano con l’acqua del Gange (la importano ogni mese), i vetri sono patinati di default, lo smog tinge ogni superficie dei centri urbani. Tuttavia, e non di meno, tolgono le scarpe per entrare in casa, nei negozi e sugli AUTOBUS (guai ad entrare in autobus con le scarpe ai piedi!!). Per quell’operazione in particolare ti forniscono l’apposito sacchetto per le tue calzature e delle ciabatte da usare per i pit stop pipì. I negozi di telefonia spopolano, così come gli ambulanti. I mercati alimentari e di tarocchi (marchi contraffatti, non le carte) si stagliano ad ogni angolo. Ridondanti anche i centri massaggio (veramente low budget), le spa e le cliniche dentali. Amano il cibo genuino e la compagnia reciproca. Il caffè è orgoglio culturale di cui si fanno vanto. Ma di questo parleremo poi.

Abbiamo viaggiato attraverso questa terra utilizzando prevalentemente bus. Cabin-bus per la precisione. Meno posti, rispetto ai mezzi convenzionali in Europa, strutturati come cuccette in cui poter riposare durante le lunghe tratte (noi nello specifico abbiamo come massimale la undici ore). Mediamente confortevoli, eccezionalmente pratici. Quelli con Doraemon stampato sopra i miei preferiti! Semplicissimo anche l’utilizzo di Grab (Uber deloroartri) per gli spostamenti brevi. Economico e rapidissimo. Una tratta media di circa una mezz’ora costa meno di tre euro. Noi l’abbiamo utilizzato in prevalenza per gli spostamenti dall’aeroporto in centro e per le giornate di stanca. Sul volo interno c’è poco da dire, trasporto senza infamia e senza lode, una Rayanair asiatico: economico e veloce. Lui, secondo me, un pilota un po’ burlone (o io una scassacazzo). Grande assente della questione spostamenti il treno, che avrei provato con gaudio. Next time!

Last but not least, gioia infinita della gitarella vietnamita, ragion d’orgoglio infinita, felicità della mia vita, lo scooter. Il vero mezzo autoctono, colui che ti permette di vivere questa terra al cento per cento. Un must assoluto! L’abbiamo sfruttato due volte nella nostra traversata: la prima al centro per visitare le zone verdeggianti e le Pagode limitrofe a Ninh Bình e la secondo per raggiungere il delta del Mekong partendo dal centro della capitale. L’ultima tratta c’ha permesso d’inalare 2 metri cubi di anidride carbonica in purezza e di surfare sopra qualche ettolitro d’acqua direttamente proveniente dal Saigon, ovviamente straripato durante la tropical storm che ci siamo beccati al rientro. Il tutto festosamente contornato da una dose di traffico selvaggio degna di Marrakesh e Amman (Napoli è ben dopo in classifica). Infatti, è nazionalmente risaputo che la segnaletica stradale in Vietnam è circondariale e opinabile. Vige la legge del cazzomannaggia.

Perciò, volendo riassumere il travel sentiment con un voto onesto gli appiopperei un bel 9,5 (il motorbike ha fatto tanto).
Well done!