Che sapore ha la libertà?

Uno va al Rum Day con l’idea di spaccarsiammerda, famigerato francesismo che si suol pubblicamente tradurre con il termine tecnico degustare. In tutta onestà vi dirò che la possibilità di assaggiare una così assortita gamma di prodotti a costo zero (o quasi, l’ingresso per le due giornate costa poco più di sedici euro) è sempre una cosa positiva. Insomma, che il tuo aim sia incrementare il tuo bagaglio merceologico o una sbronza low cost, un evento del genere fa decisamente al caso tuo.

Durante quest’edizione, da brava settantenne, ho messo da parte il mio spirito festaiolo per lasciarmi affascinare dalla parte educativa del contesto. Quindi, dopo aver familiarizzato con svariati brand e prodotti che non conoscevo (azione che ha comunque causato una visibile alterazione delle mie capacità motorie, dialettiche e di comprensione, fame d’aria e traveggole) mi sono seduta e ho indossato la mia espressione più concentrata per impressionare i notevoli oratori che si sono susseguiti nella zona conferenze dell’edificio (Marian Beke, un nome a caso).

In vetta alla classifica di quelli che mi hanno colpito di più spicca la dinamica performance da palco di Daniele Biondi (Authentic Carribean Rum).

Spontaneamente vi direi che mi ha toccato più in profondità perché ha convogliato in un unica presentazione due delle mie passioni più grandi: gli alcolici e la loro produzione e il mondo. La splendida chiacchierata con cui c’ha intrattenuto aveva come protagonista Haiti, superlativa isola centroamericana sita nel Mar dei Caraibi (me l’ha detto Wikipedia). Wild World. Terra selvaggia, di contatto viscerale con la natura. Terra in cui il biologico nella produzione di distillati (e ovviamente non solo) non è una scelta di marketing ma l’unica alternativa realizzabile. Sono gli insetti a controllare i parametri igenico-sanitari. È la natura a dettare i ritmi e i volumi di produzione. Ed è sempre lei ad arredare le circa cinquecento distillerie sparse sull’isola. Parliamo di sistemi di produzione ancestrali, perciò di alcolici che possiamo anche chiamare rum agricoli, ma che non hanno nulla a che vedere con ciò che in Occidente porta quell’etichetta e possiamo reperire con facilità.

Produzione locale, in tanica, al sapor di libertà.

E alla Bernardis, 
si sa, la libertà piace.

 

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