S-Maroc

Si conclude così la mia rubrica Marock’n’roll, con una collezione di luoghi comuni e cliché riguardanti le abitudini più diffuse fra le popolazioni marocchine.

Il titolo è un’ode ad uno degli sport più praticati in questa regione magrebina: lo smarocco. Tornei di fama internazionale sono stati vinti da marachensi (neologismo) e fassini (non la prole del politico italiano ma bensì la gente della città di Fes) che risultano essere campioni assoluti della sacra disciplina della smaroccata al suolo, detta anche scatarrata o più comunemente sputo. Instancabili atleti, i marocchini si allenano quotidianamente e forsennatamente su ogni strada battuta, in mezzo alla gente con il sole e con la pioggia. Inarrivabili!!
A questa attività ludica ne alternano altre fra cui voglio ricordare l’autostop aggressivo, il parcheggio estremo e la sofisticata arte dell’aggiramento del turista, che, anche se consapevole delle doti marocchine, mediamente riesce a farsi saponare (o fregare che dir si voglia) una decina di volte al giorno dalle persone più disparate; parcheggiatori, negozianti, camerieri, albergatori, incantatori di serpenti, donne delle pulizie, reseptionist, finti tour operator che modulano mance e prezzi in base al cliente.

Impareggiabili, i nostri cugini africani, anche i svariate attività rurali. Si distinguono nell’allevamento intensivo di mosche e api, indistintamente presenti su ogni bancarella di street food da Essaouira a Casablanca. Location, per altro, molto note anche per la riproduzione di batteri, finemente addestrati per colpire l’organismo dell’ignaro europeo che pensa di essere immune alle diarrea del viaggiatore e che, invece, dopo essersi malauguratamente avventurato fra arrosticini d’agnello e falafel da strada sarà costretto a ricorrere a dosi massicce di fermenti lattici, sperando di non dover passare il resto della vacanza al gabinetto.
Per terminare il paragrafo bucolico, non possiamo dimenticare la coltivazione smodata di coriandolo, adorabile erba aromatica utilizzata nella preparazione di ogni pietanza locale commestibile, tanto che sono arrivata a pernsare che sia l’unica fonte di sostentamento dell’intero Marocco.

Invece, parlando di tradizioni e cultura vorrei spendere un paio di parole sulla meravigliosa tradizione dell’Hammam. Pratica di purificazione molto diffusa nel nord ovest africano. Questa avviene in stanze molto calde (temperatura fra i due e i tre milioni di gradi) in cui delle deliziose e abili donne (o uomini nel caso che l’Hammam sia manschile) smerigliano manualmente ogni parte del tuo corpo. Ogni centimetro di pelle sarà finemente levigato per almeno 45 minuti. Terminato il rito, solitamente, ci si ritrova più magri di 3/4 chili, persi fra sudore e strati di epidermide definitivamente rimossa.

Impressionante anche la quantità di lingue parlate dagli abitanti del Marocco, che pur di vendere hanno imparato anche il cinese mandarino. In italiano invece tendenzialmente sanno dire per la miseria e madonna mia, terminologie che i giovani negozianti usano impropriamente per manifestare il profondo dissenso derivato dal mancato acquisto del preziosissimo tajin in coccio, oggetto culto del loco, squisitamente Made in Cina!

Detto ciò vorrei ringraziare con un sorriso il Marocco, terra multicolore che, scherzi a parte, mia ha regalato un inquantificabile numero di ricordi che porterò per sempre nel cuore.

Marocchini al bagno

Au revoir Maroc, à bientôt!

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